Il corollario delle inefficienze di cui si compone la realtà dei comuni reatini, esalta per quanti rinunciano allauto, evitando così di rimanere incolonnati dietro ad un trattore, o in balìa della Salaria allagata dalle piogge – in primis la precarietà dei collegamenti con la Capitale, relegati alle tratte di pullman fatiscenti. Non da meno poi (una piaga sociale italiana), il preoccupante aumento della disoccupazione giovanile. Nel reatino infatti le possibilità occupazionali sono davvero poche. Quello che poteva rappresentare la vera svolta per leconomia locale (pensato negli anni 70), e realizzato quindi con reali propositi costruttivi, è stato il polo industriale di Santa Rufina. Unillusoria speranza durata però pochi anni, anche in virtù di una politica logistica a dir poco scellerata collegamenti poco fruibili ai mezzi pesanti, precari e complicati – che ne ha compromesso lespansione, decretando la migrazione (quando non il fallimento vero e proprio) delle fabbriche ad Avezzano. Ma anche lì, come nel resto dItalia, la carriera politica ha dimostrato di tenere veramente poco alle reali esigenza della popolazione, pensando più a tenere ben salde le poltrone. E la mediocre amministrazione delle realtà locali (dove, eccezion fatta per quei fortunati stipendiati dai comuni, si campicchia affidandosi alla modesta cantieristica edilizia), sagre e tavolate a parte, trova ragion dessere nel pressapochismo dei suoi rappresentanti istituzionali. Basti pensare allimponenza del Terminillo, alla meraviglia del lago del Salto: luoghi lasciati morire in solitudine, a riprova di una volontà (capacità) turistico-imprenditoriale pari a zero. Le terme, gli scavi, il teatro ed il conservatorio, interessanti e comunque vivi spunti culturali, spesso sfogliando i giornali, vengono dimenticati a vantaggio dei risultati del modesto Rieti calcio, o nel colore allegorico della festa patronale di turno. “C’è il rischio della rassegnazione e dello scoramento, che aumenta vedendo quanti sindaci siamo oggi qui”, ha laconicamente commentato il primo cittadino di Rieti, Simone Petrangeli, davanti al vuoto dei sindaci convocati in assemblea da Giuseppe Rinaldi, presidente della provincia di Rieti (ma quando le aboliscono definitivamente?), per discutere lapprovazione del bilancio 2015, e una sorta di pianificazione in virtù dello smantellamento istituzionale dellarea reatina. Ebbene, dei 73 signori fasciati dal tricolore attesi, ne sono stati contati appena 28. “Serve un comitato di difesa del territorio composto da forze politiche e sociali”, ha quindi aggiunto Petrangeli, di suo già angustiato da una situazione gestionale non troppo facile. Il bello è che, sebbene oggettivamente lontani persino dalle dirette problematiche dei rispettivi territori di competenza, alcuni di questi sindaci (con lo spauracchio taglio degli enti decretato da Monti), hanno persino salutato con favore uneventuale referendum per lannessione del territorio reatino alla Provincia di Terni. Questo perché laccorpamento tra le province di Terni e Rieti darebbe vita ad un ente di circa 500mila abitanti per un territorio di 5mila km quadrati complessivi; parametri ideali che in virtù delloltre milione di abitanti e la conseguente estensione umbra, salverebbe di fatto la Provincia di Terni. E tutti dentro.
Max